domenica 26 giugno 2016

Pecorino Picciò


Pecorino Picciò

"E’ tutto collegato. Quello che accade ora agli animali, succederà in seguito all’uomo"
(Indira Gandhi) 

 
Cari topini; questa volta il vostro Gulliver vi stupisce portandovi alla luce un pecorino paritcolare perchè prodotto con caglio di origine vegetale. 

Gli antichi greci lavorando il latte di pecora si erano accorti del potere presomico ed aggregante di alcuni vegetali come il carciofo od il cardo selvatico ed il molti casi venivano usati come sostituti al caglio animale. Il Caseificio Corzano e Paternò immerso nelle colline della Val d'Ersa a pochi passi da Firenze ha ripreso in mano questo antico modo di fare il Pecorino.


Si tratta di un pecorino relativamente giovane avendo solo trenta giorni di maturazione alle spalle ed è fatto utilizzando i semi di cardo selvatico che danno quella nota di vegetale che si sente già al primo morso. Il caglio vegetale può essere utilizzato solo per produrre pecorini giovani; non è assolutamente adatto per l'invecchiamento.

La pasta di un color bianco porcellana diversamente da altri pecorini giovani si dimostra più asciutta e compatta a causa proprio del caglio vegetale. 

Leggermente friabile. Sentori vegetali così forti da sovrastare le note fini d'animale che passano in secondo piano. Classico pecorino che si può abbinare con fave tostate o salumi stagionati tipici della zona del Chianti. 


Come abbinamento consiglio un vino bianco frizzante ma decisamente elegante nei modi e nei fini come un buon Franciacorta del basso bresciano.Un vino fine; gentile ma nello stesso tempo ampio che con la sua sapidità pulisce la bocca dai sentori vetegali del pecorino toscano.



Mi scuso con i miei affabili seguaci per aver aggiornato il mio piccolo blog non con la mia solitia frequenza; ma a breve ci saranno novità importanti che riguraderanno il Gulliver.

Alla prossima dal vostro Gulliver Goloso.  

domenica 5 giugno 2016

Gourmandia - Seconda parte


Gourmandia - Le terre golose del gastronauta 
Seconda Parte 


Cari lettori, ecco a voi la seconda parte. Eravamo rimasti al “break” con la bombetta pugliese che mi aveva lasciato soddisfatto. Una volta rientrato tra i vari stand della manifestazione la mia attenzione si è spostata sull'azienda di conserve “Che Sud” di Santa Maria del Cedro (Cosenza) che esponeva sul banco una bella 'Nduja che i vari visitatori degustavano con attenzione. A questo punto era d'obbligo fare quattro chiacchiere con il proprietario Pietro Granito. 

L'azienda conserviera nata circa vent'anni fa come evoluzione della precedente azienda agricola vuole promuovere la tradizione calabra trasmettendo i vecchi valori in una forma nuova ed accattivante (molto carino il packging bianco). 

Le materie prime rigorosamente calabre provengono per una buona parte dalla stessa azienda del Signor Granito e questo si sente soprattutto dei prodotti sott'olio.

 Come ogni azienda conserviera calabrese che si rispetti l'offerta gira intorno agli ortaggi della zona, tra peperoncini interi sott'olio e melanzane ai ferri.

 






 Ho provato ed acquistato la crema al peperoncino che si è rivelata un giusto mix tra la delicatezza di una tipica crema alle verdure e la spigolosità del peperoncino calabro (per chi non vuole provare l'nduja la trovo una giusta via di mezzo)



 Dentro questi prodotti si sente il contrasto fra la brezza di mare e l'aria di montagna che sferza la Calabria del nord dando cosi ai prodotti una loro unicità gustativa. Per fortuna questi prodotti potete trovarli in molte enogastronomie e macellerie del Nord Italia; se li trovate provateli. 
  

Stand enogastronomici, Street-Food, secondo voi manca in questa manifestazione manca qualcosa? Si, il reparto cucina!! Questo “reparto” se cosi possiamo chiamarlo era presente nella sala Levante dove vari chef si sono alternati nel presentare i loro cavalli di battaglia. 

Ovviamente sapete già che il vostro Gulliver è arrivato anche là ed infatti son riuscito ad assistere allo Show-Cooking del Maestro Stellato Alessandro Breda. 

 

 





Lo chef di Oderzo ha presentato un piatto dove il contrasto tra il baccalà crudo e quello cotto con una lieve doratura data da una breve frittura con olio di vinaccioli si sposava bene con una crema di patate molto liquida.

Dopo questo piatto era d'obbligo un buon bicchiere di vino che ho trovato degustando uno spumante Extra Dry denominato “Prime Bollicine” prodotto dalle “Vigne di Roberto” un piccolo produttore di Breganze (Vicenza). 


 Si tratta di un blend composto da Chardonnay, Pinot Nero e Vespaiola con un bel perlage non troppo invadente che ha solleticato il palato. Fresco,bevibile; una bella sorpresa.

Un'ultima nota la voglio dedicare ad uno dei pochi birrifici presenti alla manifestazione. 

La “Birra di Naon” è una piccola realtà di Pordenone che ha iniziato a promuovere solo due anni fa tre birre che risultano molto bevibili; non sono birre da meditazione anche se ti lasciano con un finale molto pulito. 
 
Si tratta di una piccola realtà che produce non più di 7.000 bottiglie l'anno anche a causa della materia prima che proviene esclusivamente da campi d'orzo in provincia di Udine. 

Siamo di fronte alla classica birra a KM 0 ed infatti per il momento potete trovarle in enoteche ed enogastronomie nel pordenonense e nel Friuliano ma se volete potete acquistarle via internet grazie alla sezione e-commerce presente nel loro sito ufficiale.


 

Tra le tre, quella che ho trovato pronta è sicuramente l'ambrata che sembra abbia raggiunto una sua perfezione gustativa con una schiuma non invadente che si dissolve nel bicchiere con i tempi giusti. 

Le altre due per stessa ammissione di uno dei fondatori Paolo Costalongo sono in via di definizione ma risultano comunque gradevoli.




Cari lettori; spero di essere stato esaustivo nel parlarvi di questa manifestazione che trattandosi solo alla prima edizione ha già attirato su di sé molta attenzione e visitatori. Chissà come sarà quella dell'anno prossimo? Lo scopriremo solo golosando......

Alla prossima dal vostro Gulliver.