Piacentinu Ennese
Cari topini dopo qualche
mese tra i casari dell’Italia settentrionale si ritorna a Sud, nel
profondo Sud; ed in particolare della provincia d’Enna tra le cime
brulle dei Monti Erei e la valle del Dittaiono abitata da torrenti
stagionali che si alimentano durante le piovose primavere.
Questo
microclima particolare rende la macchia mediterranea presente in zona
particolarmente appetibile per quegli ovini dai quali viene prodotto
il Piacentinu Ennese.
Molte storie girano
intorno all’etimologia della parola Piacentinu.
Alcuni sostengono che sia la traduzione dal siciliano del verbo piangere perché legata al fatto che a maturazione quasi finita compaiono sulla crosta alcune lacrime di grasso da far sembrare che la forma pianga come un uomo.
Altri sostengono invece che sia frutto della traduzione dal verbo piacere perchè legata ad un fatto storico risalente intorno all'anno mille.
Il Piacentinu non è da
confondersi con il pecorino allo zafferano che viene prodotto nelle
stesse zone; si tratta di una produzione parallela a quella della Dop
ennese ma dove viene usato anche latte vaccino oltre a quello di
pecora.
La forma che stiamo osservando ha circa sei mesi di stagionatura. Lo zafferano viene immesso nella cagliata quasi a fine produzione.
L’aggiunta dello zafferano da quella di dolcezza che si contrappone a quel gusto d’acido dato dal latte di pecora.
Dalla pasta compatta e dal
colore giallo intenso; in bocca risulta equilibrato.
Il pepe nero proviene dall’area del Borneo e molti sostengono che la sua aggiunta all’interno del Piacentinu sia frutto di quel retaggio enogastronomico lasciato dagli arabi prima di abbandonare l’isola.
In commercio esistono
forme più stagionate che arrivano fino a 10 mesi dove emergono note
piccanti.
Per un formaggio di questa
struttura consiglio un rosso vellutato non eccessivamente lavorato
come un Merlot del Piave o della zona del Pordenonense.
La lieve
acidità e leggerezza di un Merlot giovane con le sue note erbacce
rimuove la dolcezza in bocca data dallo zafferano.
Cari topini ancora una
volta il vostro gulliver ha tentato di stupirvi presentandovi
un’altra leccornia casearia italiana proveniente dalla Trinacria.
Chissà dove la bussola punterà la prossima volta?
Alla prossima dal vostro
Gulliver.
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