sabato 16 aprile 2016

Piacentinu Ennese


Piacentinu Ennese


Cari topini dopo qualche mese tra i casari dell’Italia settentrionale si ritorna a Sud, nel profondo Sud; ed in particolare della provincia d’Enna tra le cime brulle dei Monti Erei e la valle del Dittaiono abitata da torrenti stagionali che si alimentano durante le piovose primavere. 

Questo microclima particolare rende la macchia mediterranea presente in zona particolarmente appetibile per quegli ovini dai quali viene prodotto il Piacentinu Ennese. 

 Molte storie girano intorno all’etimologia della parola Piacentinu.


 

 


Alcuni sostengono che sia la traduzione dal siciliano del verbo piangere perché legata al fatto che a maturazione quasi finita compaiono sulla crosta alcune lacrime di grasso da far sembrare che la forma pianga come un uomo.

Altri sostengono invece che sia frutto della traduzione dal verbo piacere perchè legata ad un fatto storico risalente intorno all'anno mille.
  

Il Piacentinu non è da confondersi con il pecorino allo zafferano che viene prodotto nelle stesse zone; si tratta di una produzione parallela a quella della Dop ennese ma dove viene usato anche latte vaccino oltre a quello di pecora.


La forma che stiamo osservando ha circa sei mesi di stagionatura. Lo zafferano viene immesso nella cagliata quasi a fine produzione.

L’aggiunta dello zafferano da quella di dolcezza che si contrappone a quel gusto d’acido dato dal latte di pecora.
 
Dalla pasta compatta e dal colore giallo intenso; in bocca risulta equilibrato.


 
 
Il pepe nero proviene dall’area del Borneo e molti sostengono che la sua aggiunta all’interno del Piacentinu sia frutto di quel retaggio enogastronomico lasciato dagli arabi prima di abbandonare l’isola. 
  
 
In commercio esistono forme più stagionate che arrivano fino a 10 mesi dove emergono note piccanti.


Per un formaggio di questa struttura consiglio un rosso vellutato non eccessivamente lavorato come un Merlot del Piave o della zona del Pordenonense. 

La lieve acidità e leggerezza di un Merlot giovane con le sue note erbacce rimuove la dolcezza in bocca data dallo zafferano.

Cari topini ancora una volta il vostro gulliver ha tentato di stupirvi presentandovi un’altra leccornia casearia italiana proveniente dalla Trinacria. Chissà dove la bussola punterà la prossima volta?



Alla prossima dal vostro Gulliver.

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