Il Pannerone Lodigiano
“I buoni banchettanti di
Paneropoli credono....... se il loro caminetto splende prima di San
Martino”
(Ugo Foscolo)
Cari topini, per parlarvi di questo
formaggio dobbiamo rispolverare da quei “cassetti della
memoria” come diceva un famoso presentatore alla televisione i
nostri studi classici. Per nostra fortuna non dobbiamo rimembrare i
versi di “A Zacinto” od avventurarci in una parafrasi "Dei sepolcri” ma semplicemente ricordarci del periodo di permanenza
milanese del poeta.
Ugo Foscolo impressionato dalla quantità di
latte che dalle campagne giungeva a Milano decise di soprannominarla
Paneropoli (città della panna).
Questa citazione illuminata fu usata
per definire questo formaggio prodotto a Lodi conosciuto anche come
“il gorgonzola bianco”.
Siamo immersi nella profonda
pianura padana tra allevamenti intensivi e zone industriali; quella
che uno scrittore odierno definì “Oceano Padano”.
Al giorno
d’oggi, solo poche aziende agricole mantengono la tradizione
casearia del Panerone o Pannerone lodigiano.
Prodotto con latte vaccino
intero.
La particolarità di questo formaggio risiede in un passaggio
produttivo che prende il nome di “stufatura”. Questo processo
favorisce sia la fermentazione, sia la diffusione di un’occhiatura
diffusa ed abbondante che coinvolge l’intera forma.
Il Panerone si presenta con una
forma cilindrica del peso di sei chili e con un diametro di trenta
centimetri.
Oltre alla particolare nota
amarognola che lo contraddistingue dagli altri prodotti caseari
nazionali; al gusto si presenta privo di sale.
Il colore bianco avorio conferma la
freschezza del formaggio che viene consumato poco dopo la sua breve
stagionatura.
Questo formaggio a causa della
sua forte specificità trova pochi estimatori.
Inoltre risulta
difficile inserirlo all’interno di pietanze più o meno complesse;
solo alcuni ristoratori del lodigiano sono riusciti ad adattarlo
all’interno di alcune pietanze locali.
Una chicca casearia del genere
richiede un vino d’accompagnamento altrettanto particolare come può
essere il San Colombano al Lambro. Un vino bianco; fresco e con note
aromatiche giovani che potremmo paragonare ad un Incrocio Manzoni.
Ovviamente questo prodotto caseario
non rientra nelle DOP italiane come i suoi predecessori; ma ho voluto
comunque parlarvene perché mi ha particolarmente colpito per il suo
modo di essere controcorrente.
Alla prossima dal vostro Gulliver.
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