sabato 30 gennaio 2016

Gewürztraminer




Gewürztraminer “Mezzacorona” - Annata 2014


 Cari amici a volte per essere un buon esploratore non sono necessarie ricerche od avventure in luoghi lontani da casa ma basta semplicemente fare attenzione a quello che ci offre il supermercato sotto casa. Oggi, vi propongo un bianco aromatico proveniente dalla Val d’Adige situata a nord di Trento. 


 Questa azienda agricola che fù fondata nel lontano 1904, si è specializzata nella coltivazione di diverse tipologie di vitigni autoctoni tra i quali il Traminer aromatico. Questo vitigno si riconosce per la sua bacca color rosa tendente alla prugna.
 


 



 Le note aromatiche di frutti esotici maturi, specialmente quella di kiwi, emergono in tutta la loro pienezza appena versiamo il vino nel bicchiere. Queste note esotiche permangono nel corso del tempo senza mai perdere d’intensità anche dopo una lunga evaporazione. 


 







 Al gusto si dimostra lievemente sapido ma non acidulo. Si tratta di un vino secco con un tenue contenuto alcolico che solletica il palato in maniera non invadente. Persistente in bocca.

Alla vista si presenta di un color gallo paglierino debole senza vivacità. Limpido e leggero.




Nel complesso il Gewürztraminer risulta amabile e non particolarmente impegnativo. Classico vino d’accompagnamento a portate di pesce che non deve essere particolarmente grasse altrimenti non riesce a pulire la bocca.


Alla prossima dal vostro Gulliver.


sabato 23 gennaio 2016

Dolcetto D'Alba




Dolcetto d'Alba Doc Colombè "Rentato Ratti " - Annata 2014



Piemonte, Langhe, La Morra. Ci troviamo ancora una volta nello splendido terroir piemontese più conosciuto al mondo per descrivere il primo dei tanti prodotti vinicoli di queste terre: Il Dolcetto d'Alba o Dosset per i locali.

All'interno della grande famiglia dei rossi piemontesi possiamo considerare il Dolcetto il vino più leggero e meno impegnativo, difatti molti lo considerano il vino da pasto delle Langhe. Le sue prime tracce in questa terra risalgono al lontano 1700.

L'azienda produttrice fondata nel 1965 iniziò proprio a coltivare per prima questo vitigno per poi ampliare la sua produzione ad altre colture. 

 
Il colore rosso rubino con forti riflessi violacei ci conferma che si tratta di un vino giovane, tranquillo e poco tannico (12,5 %). Caratteristica confermata dalla prova dell'unghia. Limpido.

Le note aromatiche di fragola e viola riempono con la loro morbida intensità il palato lasciando in sottofondo un'acidità appena abboccata. 

 
Tali note permangono anche dopo qualche minuto di decantazione.

Nel complesso risulta delicato ma di corpo.



Ho accompagnato il Dolcetto con una serie di prelibatezze piemontesi, tra le quali le acciughe tartufate ed un tomino di melle al pepe nero. Il Dolcetto è stato in grado di pulire la bocca senza sovrastare il gusto di latte caprino della toma. 




Se siete stati bravi osservatori avrete di sicuro notato che all'interno del blog la presenza di prodotti piemontesi comincia a farsi sentire in maniera rilevante. A questo punto la domanda sorge spontanea: Vuoi che il Gulliver goloso provenga proprio da quella terra?

Alla prossima dal vostro Gulliver




Il Bitto


Il Bitto Storico


“ Il silenzio è la voce della montagna” 
(antico proverbio celtico)


Cari lettori, questa volta dobbiamo rispolverare i nostri studi storici per ricordarci delle antiche battaglie tra Celti e Romani avvenute in terra padana intorno al 280 A.C. La popolazione Celta dopo la sconfitta ad opera della nascente Repubblica Romana si rifugiò nelle estreme valli del nord Italia; ed è proprio in queste valli che secondo molti esperti nacque il Bitto. S'ipotizza che il Bitto ovvero “bitu” in celtico, sia frutto di una particolare lavorazione del latte da parte di questa popolazione che lo rendeva particolarmente longevo. Ad oggi viene anche chiamato il “Formaggio Perenne”.


Siamo in Lombardia, nell'Alta Val Gerola tra i 1.800 ed i 2.000 metri dove all'interno dei Calèec avviene la caseificazione di questa meraviglia casearia divenuta presidio Slow Food.



Prodotto con latte di vacche contiene una percentuale tra il 5 ed il 10% di latte di capre orobiche. Si tratta di un formaggio longevo che può maturare fino a 10 anni e si presta a numerose interpretazioni enogastronomiche. 
 
Il Bitto da me assaggiato ha circa un anno.

La struttura cambia in base alla maturazione, passando da morbida a friabile o rocciosa in quelli con più di 8 anni d'età.

In questo caso la struttura si dimostra ancora morbida e fondente a calore. 

Sul mercato troviamo diverse tipologie di Bitto che variano di colore in base all’altezza dell’alpeggio dov’è stato prodotto.


Il Bitto sarà di un colore giallo paglierino se l'alpeggio si trova in alta montagna, mentre risulterà bianco candido se prodotto alle pendici delle stesse.



Consiglierei d'accompagnare questo Bitto giovane con un buon vino corposo, ma allo stesso tempo tranquillo come un Barbera d'asti che con i suoi profumi floreali riesce a pulir la bocca senza sovrastare il gusto di latte vaccino del formaggio. 


Ovviamente se scegliete un Bitto più vecchio anche la scelta del vino si dovrà indirizzare su un prodotto più maturo se non addirittura un barricato con più di 24 mesi d'invecchiamento.

Cari amici Topini spero che questo tuffo nella storia sia stato di vostro gradimento.

Alla prossima dal vostro Gulliver.



Anteprima Amarone


Amarone in festa.....


Verona, Palazzo della Gran Guardia, 30-31 Gennaio 2016.

Cari lettori credo che ci sia poco da dire sull'importanza dell'evento. Nel cuore di Verona per la tredicesima volta circa 70 aziende vinicole locali presentano i loro prodotti espressione di un territorio ricco di storie e di bontà. Ovviamente da buon esploratore mi recherò per voi in questo insidioso evento per testare sul campo e nel bicchiere il vino che rappresenta Verona nel mondo. Se volete affrontare questo viaggio con me vi aspetto domenica prossima......

Alla prossima dal vostro Gulliver.

 

martedì 12 gennaio 2016

Il Puzzone di Moena

Puzzone di Moena
  
“I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”
(Gothe)
  
Quali parole migliori, se non quelle di un grande scrittore, per descrivere lo scenario dolomitico protagonista di questa nostra nuova avventura enogastronomica! Siamo nel Profondo nord d’Italia e più precisamente nella Val di Fassa dove le radici ladine sono ancora ben presenti e piantate nella roccia. In queste terre, dove il sole dipinge di rosa le cime dei Monti Pallidi trasformando Moena in un vero e proprio paese delle favole, nasce il formaggio di malga che i locali chiamano “spretz tzaorì". Il Puzzone può essere considerato la punta di diamante della proposta casearia locale perché a differenza del Cuor di Fassa e del Nostrano di Cavalase è riuscito ad ottenere il riconoscimento come DOP.


 
Il Puzzone si presenta con una crosta esterna color arancio ed al tatto risulta untuosa e caramellosa. Questa particolare caratteristica è tipica dei formaggi a crosta lavata perchè frutto di un lavaggio tri-settimanale con acqua e sale e di una maturazione in celle umide.

 

La pasta bianca del Puzzone si presenta non solo compatta ma con un’occhiatura diffusa e difforme. Fondente in bocca. Si presenta con una nota olfattiva pungente dove l'essenze dei fiori di campo alpini emergono in tutta la loro pienezza.

 Esiste anche una produzione di pianura, dalla pasta giallognola ma con le stesse note gustative ed olfattive di quello di malga.



 



Per accompagnare questa delizia suggerirei un vino sufficientemente morbido e poco tannico per non sovrastare i sapori di campo come un Teroldengo del Trentino. In alternativa per uscire dagli schemi vi propongo un Aleatico prodotto tra l’aria campana e lucana.







 Alla prossima dal vostro Gulliver.

giovedì 7 gennaio 2016

I Bordolesi Vicentini


Storie di Vino: I Bordolesi Vicentini
  
Durante la mia visita alla terza manifestazione di Cosmofood tenutasi a metà novembre presso la Fiera di Vicenza ho avuto la fortuna di partecipare ad una degustazione promossa dalla sede ONAV di Vicenza sul tema dei Bordolesi Vicentini (Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Carmenère). Sono rimasto così piacevolmente colpito da queste proposte vinicole, grazie alla preparazione degli assaggiatori dell’ONAV, che ho deciso di dedicarne un post all’interno del mio blog.

Questi vitigni tipici della zona della Gironda sono stati importati in Italia ed in particolare nei colli Berici e nella zona di Breganze intorno al 1820 per volere d’alcuni signori locali dopo che la filossera aveva distrutto quasi tutte le specie autoctone della zona. Grazie alla particolare conformazione morfologica del terreno, frutto di una rara combinazione tra sedimenti lasciati durante le diverse glaciazioni e residui d’antiche attività vulcaniche, questi vitigni sono riusciti a prosperare quasi immediatamente. 


Il Carmenère è un vitigno che si sviluppa con il caldo e difatti ha trovato il suo maggior sviluppo nella Gironda francese.

In questo caso ci troviamo davanti ad un Carmenère in purezza prodotto dall'azienda agricola Casa Vecchia.

  Questo vino è stato lasciato invecchiare dodici mesi in botti grandi per poi subire una vinificazione in bottiglia per un altro anno. 


Siamo davanti ad un vino giovane dal colore rosso rubino intenso dove emergono per prima le note erbacee per poi far spazio ai tipici frutti di sottobosco come ribes e mirtilli.

L'acidità data dalla giovinezza del vino non rovina il gusto tondo e franco.


Il Cabernet Franc è un vitigno che ha trovato maggior fortuna nella zona della Loira. In questa versione in purezza presentata dalla Cantina Mattiello ha subito un affinamento in legno per dodici mesi.

Si tratta di una vendemmia del 2013 dal colore rosso rubino e con una spiccata propensione all’invecchiamento.
 
Vino carico dal gusto franco con un'acidità più spiccata rispetto al precedente. 


Possiamo definire il Merlot l’unico vero vino autoctono proveniente dalla Francia del Nord. Diversamente dai due precedenti vitigni esso ha trovato fortuna prima in Friuli e poi in Veneto.

Questo Merlot in purezza presentato dall’azienda agricola Ca Biasi è frutto della vendemmia del 2014.

Come per il Carmènere, anch’esso ha subito un invecchiamento in botti di legno per poi essere affinato in bottiglia. Dal colore rosso rubino carico, bisogna attendere qualche minuto per sentire  l'aroma di ciliegia e ribes.

Diversamente dai vini precedenti risulta più pronto da consumare grazie anche ad un minor carico tannico. Vino morbido e non troppo complesso che può essere bevuto senza troppo impegno. 

 
In quest’ultimo caso invece ho degustato un vino tagliato composto per un 45 % da Merlot (un parte ha subito un processo di appassimento) ed un 55% di Cabernet Sauvignon.

Ci troviamo di fronte ad una vendemmia del 2014 prodotta dall’Azienda Agricola Col Dovigo.

Dal colore rosso porpora si presenta giovane ma allo stesso tempo molto tannico.


 
Il profumo vegetale tipico del Cabernet Sauvignon esplode in tutta la sua pienezza grazie al processo d’invecchiamento avvenuto in barriques di prima generazione ed al successivo affinamento in bottiglia. In bocca risulta tannico e dalla forte persistenza alcolica. Acidulo.



Cari amici, nella speranza che attraverso questa breve presentazione sia riuscito ad attirare la vostra attenzione su questa particolare zona d’Italia vi auguro una buona bevuta.



Alla prossima dal vostro Gulliver.



lunedì 4 gennaio 2016

Il Taleggio


Il Taleggio 
 

"Su quel lago sublime dove sono nata, avrò finalmente giorni quieti e contenti"
(La Certosa di Parma, Stendhal)
 
Gli incroci tra letterarura e cibo sono numerosi ed infatti anche in questo post utilizziamo le parole della Contessa Sanseverina di Stendhal per descrivere i luoghi dove nasce questa nuova meraviglia del mondo caseario italiano: Il Taleggio.
Ci troviamo sul Lago di Como e percorrendo la statale 36 che costeggia il versante lecchese ci avviciniamo alla Valsassina ed alla Valtaleggio; luoghi famosi per le loro produzione casearie.
Diversamente dal versante comasco, la natura con la sua roccia nuda che affonda nel lago ci fa capire che ci troviamo di fronte ad un paesaggio rupestre e quasi incontaminato.





Il Taleggio è un formaggio fatto con latte di vacca pastorizzato che rientra nella famiglia dei crosta lavata perché la superficie esterna viene per l’appunto lavata con acqua e sale tre volte alla settimana con l’aggiunta del batterio “Brevibacterium linens” che rende la crosta di colore aranciato. 
La superficie esterna risulta caramellosa, untuosa e con una gustosa sapidità. 

 
La struttura morbida ed elastica diventa quasi fondente od eccedente nei taleggi ad alta maturazione.

Al gusto ci rimane non solo sapido ma anche lievemente salino a causa della crosta lavata.

Per apprezzarlo completamente consiglio di raschiare la crosta e non d’inciderla per percepire a pieno le caratteristiche gustative del formaggio.



 

 Con questo formaggio proporrei un vino rosso leggero e fine non eccessivamente tannico come un Morellino Giovane od un Aleatico.

 
Un’ultima nota di colore: lo sapete che il Taleggio è prodotto anche in provincia di Treviso? Esatto!!! Vi è la presenza d’alcuni attestati storici che segnalano la città di Cison di Valmarino come produttrice dagli anni cinquanta.

Cari amici Topini, anche oggi avete imparato qualcosa in più su un nuovo formaggio che tutti conoscono ma che pochi sanno. Chi sa dove andremo la prossima volta? Tenete pronti i vostri baffi perché una nuova leccornia ci aspetterà.