sabato 12 dicembre 2015

Nuove frontiere del vino



Storie di vino: Al dì là delle Alpi.

Non vi preoccupate cari lettori non stiamo parlando dei nostri cugini galletti, ma di due realtà europee che ho conosciuto tra i padiglioni della quinta edizione di Good tenutasi ad Udine lo scorso novembre. Parliamo della Romania e Moravia del Sud.

Siamo di fronte a due nuove realtà enologiche che si stanno imponendo velocemente all’interno del mercato internazionale con una serie di proposte che non hanno nulla da invidiare alle potenze vinicole come Italia, Spagna e Francia.  

 Entrambe le zone enologiche si contraddistinguono non solo per la produzione dei maggiori vitigni internazionali come il Merlot od il Sauvignon ma anche per alcune varietà autoctone interessanti sotto il punto di vista aromatico. 
 
 
Grazie alle informazioni fornite dall’enologo Justin Urucu presente all’interno dello stand rumeno sono venuto a scoprire che la Romania grazie ai suoi 200.000 mila ettari coltivati è riuscita nell’ultimo anno a produrre 6 milioni d’ettolitri di vino/mosto. 
   
In Italia sempre più ristoranti ed enoteche stanno includendo nella loro carta dei vini i prodotti rumeni.




Tralasciando le produzioni internazionali più conosciute mi sono concentrato sulla degustazione di due produzioni autoctone: la Nedeea e la Tămàiosă Romàmescă.


  Nedeea in rumeno significa “festa popolare” ed è il frutto dell’assemblaggio di tre vitigni autoctoni. Il primo denominato Fetească Neagră ha subito un processo d’invecchiamento di 6 mesi in barriques di seconda generazione.

Corposo e dal colore rosso rubino emergono quasi immediatamente  gli aromi di miritilli e lamponi.  



La Tămàiosă invece è un vitigno a bacca bianca con basso residuo zuccherino che si potrebbe paragone al nostro Moscato.

Dal colore giallo paglierino e lievemente fruttato risulta ideale per dessert leggeri ed antipasti. 






Nel secondo stand gestito dall’autorità del turismo della Moravia del Sud sono riuscito tramite l’ausilio di una traduttrice ad intervistare l’ingegnere Monika Perd’ochovà investita del ruolo di capo delegazione alla fiera di Udine.
 
 Scordato l’antico passato vinicolo sotto l’egida dell’impero romano ho saputo che solo negli ultimi 15 anni la Moravia ha deciso d’investire sulla produzione enologica. 



In questo momento la Moravia provvede quasi completamente a coprire il consumo interno ceco e solo pochi produttori riescono ad esportare a causa di severe imposizioni legislative che impediscono l’allargamento degli impianti. 

 Ad oggi, oltre ai maggiori vitigni internazionali come il Reaslig od il Müller Thurgau sono coltivate varietà autoctone come la Palava, la Frankovka ed il Moscato di Moravia.





La Frankovka è un vitigno a bacca rossa a tarda maturazione che cresce in terreni ghiaiosi. Dal colore rosso rubino scuro, risulta secco e poco corposo con una nota acidula che scompare durante l'invecchiamento. Nel complesso si dimostra amabile ed ideale per formaggi cremosi.


Su questi due nuovi mondi ci sarebbe ancora tanto da dire ma non vorrei tediarvi troppo. Citando una massima rumena che dice “Se hai il bicchiere vuoto colmalo, se è colmo svuotalo" vi saluto.









Alla prossima dal vostro Gulliver.

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